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Archive for 9 agosto 2016

Call for two events at WSF 2016

call for two events at WSF 2016

appel à duex evenements au FSM2016

llamar para dos eventos WSF 2016

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antonio bruno  http://benincomune.weebly.com/ 339 3442011

Categorie:Uncategorized

Licenziamenti Ericsson: da Genova a Pisa una mobilitazione comune della sinistra antiliberista

Licenziamenti Ericsson: da Genova a Pisa una mobilitazione comune della sinistra antiliberista

Giugno 2016: la Ericsson annuncia decine di licenziamenti per un processo di ristrutturazione nazionale  che  coinvolge  quasi  400  lavoratori.
Sono  interessati  anche  Genova  e  Pisa,  poli importantissimi  della  multinazionale  per  i  quali  si  prevedono  o  si  sono  previsti  anche
l’investimento diretto o indiretto di ingenti risorse pubbliche: sia in progetti di ricerca, sia in infrastrutture (come il Parco Tecnologico Erzelli a Genova).
Di fatto questi investimenti, volti a favorire iniziative industriali ad alto impiego di ricerca e sviluppo, si rivelano inattuali e le spese in parte non riesigibili.
Le istituzioni hanno investito in ricerca per costruire tessuti economici di punta, che spingessero sull’innovazione e l’alta qualità, ma l’hanno fatto sulla base di un’idea superata di “sviluppo”, che ha favorito gruppi grandi e potenti senza spingere sulla costruzione di un sano tessuto economico indipendente che mettesse a frutto le competenze costruite col sistema formativo del Paese nei diversi territori, senza finanziare direttamente posti di lavoro in ambiti strategici dell’economia
che oggi potrebbero anche sostenersi da soli. Così si sono messe nelle condizioni di essere inermi davanti a questi colossi, e ora è evidente che sono state beffate.

Ma che fa in questa situazione il governo italiano? Anziché lavorare per tutelare gli interessi dei propri cittadini e delle proprie cittadine, preferisce prestarsi ad iniziative di propaganda con Ericsson,  partecipando  al  suo  meeting  annuale.
E  questo,  dopo  che  la  multinazionale  si  è rifiutata di sedersi al Mise per discutere dei tagli annunciati.

Chi era a Genova nel 2001 non può non vedere ora in quello che accade ciò che aveva previsto, e che aveva denunciato senza essere ascoltato.
Il comportamento di Ericsson è frutto di un’idea predatoria dell’economia: le multinazionali sottraggono risorse ad un territorio e poi, quando hanno incassato tutto quello che possono, scappano. Senza nessuna responsabilità sociale, senza crisi.
Anzi, permettendosi di parlare di crescita: la propria, naturalmente.
Noi crediamo che chi riceve  finanziamenti  pubblici  ne  debba  essere  responsabile.  Quindi,  nel  quadro  attuale,  la Ericsson  deve  restituire  quanto  ha  avuto,  e  devono  essere  bloccate  le  ulteriori  forme  di finanziamento previste.
La Legge di Stabilità 2014 ha introdotto il principio della restituzione dei contributi pubblici ricevuti da aziende che delocalizzano, ma i requisiti sono tali da renderlo inutilizzabile: che senso  ha  parlare  di  delocalizzazione  in  paese  extra-UE  e  perdita  del  50%  dell’occupazione, quando  le  aziende  possono  fare  assunzioni  precarie  e  trasferimenti  giocando  sui  numeri  dei lavoratori e delle lavoratrici e potendo sostenere che non delocalizzano affatto?

Noi, consiglieri comunali di Genova e Pisa, nel 2001 eravamo alla manifestazione contro il G8: oggi,  conseguenti  con  quello  che  abbiamo  sempre  detto  e  fatto,  esprimiamo  sostegno  esolidarietà  nei  confronti  dei  lavoratori  e  delle  lavoratrici  nella  loro  vertenza  con  i  vertici
aziendali di Ericsson. Chiediamo il ritiro del Piano di ristrutturazione e licenziamenti e la tutela di tutti i posti di lavoro.
Contemporaneamente, lavoriamo perché i principi del neoliberismo su cui l’azienda si muove vengano finalmente messi in discussione a partire dalle loro fondamenta.
A  Pisa  abbiamo  ottenuto  l’approvazione  di  un  atto  di  indirizzo  per  una  legge  regionale sull’insediamento di multinazionali nei nostri territori, subordinandone la presenza al rispetto di criteri di politica industriale basati sul principio dello sviluppo sostenibile e della responsabilità
sociale e ad una serie di vincoli per non permettere delocalizzazioni speculative.
A Genova siamo riusciti a far approvare un ordine del giorno sulla tutela occupazionale, che chiede coordinamento tra le istituzioni locali interessate dalla vertenza in modo da aprire un  confronto con il Governo e le Regioni, affinché i bandi per lo sviluppo della banda ultra larga prevedano per chi partecipa incentivi e vincoli per l’occupazione e gli investimenti in Italia.
E’ solo l’inizio del percorso che abbiamo aperto  nei  territori in cui lavoriamo e che da oggi proseguiremo  insieme,  perché  non  deve  più  accadere  che  un  singolo  territorio  sia  solo  ad affrontare colossi.

Ciccio Auletta, Antonio Bruno, Cliza Nicolella, Giampiero Pastorino, Marco Ricci
(consiglieri comunali di Genova e Pisa)

Categorie:Appelli

No al Piano industriale di Piaggio (prevede la vendita del civile e licenziamenti nel militare)

No al Piano industriale di Piaggio (prevede la vendita del civile e licenziamenti nel militare).
    
Piaggio Aerospace ha comunicato oggi ai sindacati che intende cedere l’attività civile e il Service di Genova Aeroporto (circa 250 persone) e mantiene la produzione di sistemi di morte (con 132 persone esuberi comunque).

E’ il segno ulteriore della mancanza di politica industriale del governo, che favorisce multinazionali che prendono finanziamenti pubblici oppure, come nel caso di Piaggio a Finale Ligure, possibilità di valorizzazione edilizia speculativa nelle aree abbandonate).
Siamo duramente contrari a questa proposta e chiediamo a tutte le forze politiche e civili di mobilitarsi e di chiedere il ritiro di questa  proposta, prevedendo la revoca di tutte le facilitazioni che governo e regione liguria hanno concesso in questi anni.

i consiglieri comunali Antonio Bruno, Giampiero Pastorino

Categorie:Comunicati stampa

Richiesta Urgente di chiarimenti in merito all’incidente di Fontana Alessandro

Al Sindaco di Genova Prof. Marco Doria
Al Vicesindaco di Genova Sig. Stefano Bernini
All’ Assessore Alla viabilità Dott.ssa
Dagnino
Ai membri della Giunta Esecutiva del Comune di Genova
Ai Consiglieri di Maggioranza del Comune di Genova
Ai Consiglieri di Minoranza del Comune di Genova
p.c. tutte le testate giornalistiche liguri, le televisioni locali , i media nazionali

Oggetto: Richiesta Urgente di chiarimenti in merito all’incidente di Fontana Alessandro avvenuto a Sestri Ponente il 2 dicembre 2014

Buon  giorno Prof. Doria,

Mi chiamo Franca Bolognini e sono la mamma di Alessandro Fontana il ragazzo dell’Istituto Calvino ucciso da un TIR il 2 dicembre 2014 all’incrocio tra via Giotto e via Borzoli a Sestri Ponente.
Sono a scrivervi dopo 19 mesi, per la precisione 603 giorni in merito alla perdita di una delle due persone più care che ho come madre: mio figlio Alessandro.
Alessandro, il mio Ale, stava percorrendo il primo tratto di via Borzoli, dopo essere andato a comperare del materiale scolastico in via Sestri, per la precisione da Tiger come attesta lo scontrino e il materiale ritrovati nello zaino, per raggiungere lo scooter che era posteggiato nelle righe bianche preposte ai motocicli, sito dietro all’edicola.
Un TIR è sopraggiunto e lo ha agganciato per lo zaino facendolo prima cadere per poi schiacciarlo.
La mia lettera ha 3 precisi quesiti da rivolgerLe, risposte che una madre disperata ha tutto il diritto di avere.
Tre “perché”che mi martellano la testa e che non trovano risposte.

1. Perché è permesso l’accesso a veicoli di 18 metri in una strada affollata di persone e studenti che non ha le dimensioni minime per garantire la svolta in sicurezza?
2. Perché è stato costruito un posteggio per motocicli  lì e chi ne ha permesso la realizzazione?
3. Perché i Vigili della Polizia Municipale preposta ai rilievi ha completamente sbagliato la prima ricostruzione dell’incidente?
Ritornando alle tre domande di cui sopra tengo a sottolineare alcuni aspetti.
1. Sono anni che il quartiere di Sestri lamenta la pericolosità del passaggio di TIR in quella strada, strada nata agli inizi del ‘900 per consentire il trasporto delle verdure delle colline di Borzoli al quartiere a mare con carri. Diverse richieste sono arrivate all’Amministrazione per eliminare il passaggio di questi veicoli e, se non ricordo male, alla ditta Derrick è stato concesso uno spazio vicino all’aeroporto per ridurre il passaggio di tir limitando l’accesso ai soli veicoli destinati alla riparazione di celle frigorifero. Ad oggi la Derrick ha il suo deposito container in aeroporto, ha tutti isuoi cari container sempre in Passo Fringuello in barba alle restrizioni imposte, è cresciuto a dismisura il numero dei container stipato sotto il viadotto sul torrente Chiaravagna e altri 2 depositi si trovano in prossimità del cimitero di Borzoli.
Personalmente ero stata coinvolta, prima dell’incidente occorso a mio figlio, in problematiche legate alla viabilità di via Borzoli quando, infatti da insegnante della scuola primaria XXV Aprile mi ero occupata del Pedibus. Il progetto era stato svolto nell’anno scolastico 2011/2012 con 3 tratte di percorrenza, ma a settembre del 2012 era stato impossibile ricominciare in quanto il dirottamento di tutto il trasporto pesante dei due versanti di via Borzoli sul tratto sestrese non garantiva le misure di sicurezza minime.
Di questo abbiamo parlato con la ASL nella figura della dottoressa preposta al progetto e con l’assessore F. Gelli del Municipio di Sestri. Da parte loro c’era l’insistenza a far ripartire il progetto, ma da parte dei genitori e degli insegnanti della scuola c’era la necessità di avere la strada con condizioni di sicurezza migliori e visto che il Municipio non avrebbe fatto nulla per migliorare il contesto, non ce la siamo sentita di ripartire.
Quando è avvenuto l’incidente a mio figlio tutti hanno visto nient’altro che una morte annunciata, una morte che si poteva evitare se si fosse tenuto conto che la strada e il contesto cittadino ( alta densità abitativa e molte scuole ubicate proprio in quel posto) non lo permettevano.
Per favore non mi risponda che esistono aziende che lì hanno la loro sede e che avrebbero gravi danni se si impedisse il transito di Tir, mi risponda se dalle parte della città in cui lei vive c’è una situazione del genere. Esistono diverse aree dismesse
molto meglio servite dalle strade come i lungargini Polcevera e le aree di Multedo in via Merano.
Per favore non mi risponda che la strada ha i requisiti per il passaggio di mezzi di quel genere.
Da sempre via Borzoli è servita dalla linea dell’autobus 53 che ha in servizio bus di media dimensione perché la strada è stretta. Mi ricordo bene che da  bambina prendevo il 53 per andare da Rivarolo a Sestri e che il bus era di dimensioni molto piccole, con solo una fila di seggiolini e 2 porte una per salire e una per scendere. In questi giorni, in cui abbiamo manifestato, abbiamo parlato a lungo con gli operatori dell’AMT i quali ci hanno detto che il Comune mai permetterebbe a veicoli AMT di grosse dimensioni di transitare da quella strada.
Allora perché ci passano i TIR che sono anche più lunghi?
2. I posteggi, in cui Alessandro aveva sistemato lo scooter,
erano di esclusivo uso per i motocicli, linee bianche e cartelli predisposti dal Comune di Genova. I posteggi, ora chiusi con dei dissuasori, sono circondati su 3 lati dai marciapiedi. Quando si posteggiava lì se le moto venivano messe in avanti direzione Sestri i manubri si toccavano tra di loro per cui l’unico modo per raggiungere gli scooter s posteggiati, era salire e uscire era arrivarci da dietro, se gli scooter erano posteggiati con il muso in avanti occorreva entrare sempre dal lato strada per poter arrivare alla ruota anteriore e sganciare il blocco di sicurezza.
Mi domando: chi è il geometra o l’architetto che ha progettato e permesso quei posteggi?
A marzo 2015 sono stati sistemati i “panettoni” che ora impediscono il posteggio.
Sono state fatte tante manifestazioni . In una delle ultime, anziché fermarmi sulle strisce, mi sono seduta sul secondo panettone con le gambe rivolte verso il primo. Quando è sopraggiunto uno dei TIR lunghi ho visto che con le ruote del rimorchio toccava il marciapiedi dalla parte opposta e con la motrice riusciva a malapena a passarmi accanto. Nel momento in cui il rimorchio mi si è avvicinato ha dovuto fermarsi in quanto
non riusciva a girare senza toccarmi. Ecco il TIR era incastrato tra il marciapiedi dal lato della fermata e i panettoni dove ero
seduta . Questo a mio modesto avviso vuole dire che non ci sono i requisiti per avere lì un posteggio.
Ora il posteggio è statotolto. Come devo interpretare questa decisione?
E’ stato tolto perché pericoloso, ma allora chi è il genio che lo ha messo?
Mio figlio, ligio com’era alle regole, aveva posteggiato dove sapeva di poterlo fare nell’assoluto rispetto del codice, pensi non osava mai posteggiare tra le auto perché sosteneva che era pericoloso. Quindi cosa devo dedurre?
3. Il giorno dell’incidente sono accorsi subito i vigili della polizia municipale, quando
Ale era ancora in vita. Dopo che Ale è andato via per sempre sono
arrivati i vigili della sezione specifica, quelli dell’infortunistica, persone che come lavoro fanno solo quello e che sono quindi preposte a raccogliere tutti i dettagli dell’incidente.
Nei giorni successivi, quando siamo stati contattati da un mio cugino avvocato, eravamo convinti che nel verbale avremmo
trovato le risposte e che Ale avrebbe avuto giustizia senza bisogno di affidarci a nessun legale . Solo l’insistenza di questo cugino ci ha fatto decidere di prenderlo. Questi ha nominato un perito di parte il Dott. Ambrogiani che ha fatto la sua ricostruzione.
Sia da parte del nostro legale  ’avv. Asole che del perito si riscontrava la totale estraneità di Ale nel concorso dell’incidente e  l’ovvietà della dinamica.
Pertanto ci si aspettava che il verbale altro non facesse che confermare quanto rilevato. I vostri vigili, nei verbali depositati a metà dicembre, invece sono riusciti a stravolgere completamente l’incidente, sono riusciti a dichiarare che Ale attraversava da est a ovest, che aveva colpito la motrice nella parte davanti ( la motrice non presentava dalle foto del verbale nessun segno) che era stato travolto dalle ruote della motrice ( Ale sul fianco aveva i segni del pneumatico del rimorchio), non si sono accorti del suo sangue su
un catarifrangente del rimorchio, non hanno voluto ascoltare quanto da Ale dichiarato all’operatore del 118, non hanno considerato attendibile l’unica testimone che ha visto tutto in quanto in attesa del 53 sulla fermata.
I vigili arrivati sul posto hanno cercato solo in una direzione seguendo le chiacchiere dei passanti e non facendo quello che era il loro lavoro ovvero una ricostruzione attendibile e il più vicino possibile alla realtà. Solo in un secondo momento, dopo altre testimonianze, dopo l’accesso ad altri documenti hanno fatto  un’integrazione d’indagine e hanno riconosciuto l’estraneità di Alessandro. Ma se il magistrao non avesse richiesto ulteriori accertamenti ci si sarebbe fermati a quel primo verbale, quello che avendo raccolto i fatti del momento doveva essere il più attendibile.
Signor Sindaco cosa devo dedurre? I vostri vigili sono degli incompetenti patentati, e allora che cambino lavoro, o c’era la volontà di buttare addosso ad Alessandro colpe che non ha per alleggerire la posizione di qualcuno che ci avrebbe rimesso?
Vede, per come vanno le cose in Italia, sono più propensa a pensare alla seconda ipotesi….TIR…depositi…. servitù…. Interessi.  Mi spiega perché un verbale del genere è stato prodotto e con una tempistica brevissima, 10 giorni dall’incidente per un caso mortale che richiedeva se non altro cura?
Perché il Sig. Bernini mesi fa mi risposto stupito che era impossibile e che dovevo fargli avere il verbale.
Ma stiamo scherzando?
La polizia Municipale è vostra ed io devo produrre il verbale?
Ma in questo mondo del piffero possibile che uno stesso ente non si parli?
Sa cosa ha prodotto il vostro primo verbale? L’assicurazione del veicolo coinvolto ha ovviamente avvalorato l’ipotesi di colpe di Alessandro bloccando tutto e cercando di addossare la colpa a mio figlio . L’autista è riuscito persino a ritrattare quanto dichiarato sul momento.
Il vostro verbale ha permesso all’avvocato della difesa nella sua requisitoria del 23 giugno 2016 di dichiarare che era colpa di Alessandro e chiedere l’assoluzione piena dell’autista.
In quel momento, con quelle parole, l’avvocato dello studio Soave mi ha nuovamente ucciso Alessandro, descrivendolo come un ragazzo incurante del codice, dicendo ogni sorta di falsità.
Ho dovuto subire di nuovo la stessa identica indescrivibile sofferenza di quei giorni.
Il primo grado di giudizio, il 12 luglio, ha condannato l’autista a 20 mesi, gli ha revocato per un lungo periodo la patente, ma sono sicura che i vostri verbali daranno spunto alla difesa dell’autista per perdere altro tempo e ci costringeranno  a subire ancora ricostruzioni inverosimili che uccideranno Ale ancora, ancora e ancora.
Come forse lei saprà io ho deciso di devolvere la quota dell’assicurazione che mi toccherebbe come madre in progetti per mio figlio: 1 borsa di studio a medicina ogni anno del valore complessivo di 11000 euro ripartita nei 6 anni di corso, un
terreno per gli scout, macchinari per i disabili, biblioteche di quartiere, giochi per i bambini, spettacoli e corsi di musica e teatro, gare sportive (Solo che la borsa di studio a Medicina, per continuarla a tempo indeterminato, costerà quanto la metà
del risarcimento che ci devono, l’abbiamo avviata lo stesso con le nostre risorse e mettendo in vendita un appartamento che avevamo, ma noi siamo persone che vivono del loro lavoro).
Ale era un ragazzo straordinario che distribuiva tutte le sue risorse allo studio e agli altri, bravissimo a scuola, volontario in ospedale, scout dedito ai bambini, amava leggere, teneva una biblioteca per
gli amici, suonava la chitarra, era un donatore del sangue e un angelo del fango, faceva sport e riusciva ad incastrare tutto in un modo che solo lui sapeva.
Il mio Ale era la sua fisicità e le sue idee. La sua fisicità, non è con me, non ho potuto fare niente perché restasse con me, ma i suoi progetti, le sue idee significano lui, quella parte che va al di là della morte, al di là del corpo e che fanno di una persona un individuo speciale.
Non posso far morire anche questa parte del mio Ale , per me è come ucciderlo un’altra volta, per favore fate che le persone che debbono dare delle risposte, che sono preposte a tutelare i cittadini lo facciano sempre e sempre con tutta la responsabilità dovuta.
Ho sempre insegnato ai miei figli e ai miei alunni il rispetto delle regole, la fiducia nelle istituzione. Il patto sociale che sta alla base di ogni democrazia significa proprio questo: essere in una posizione di supervisione per garantire il bene comune.
I giorni di manifestazione spontanea volevano farvi capire queste cose, invece ancora una volta il silenzio, il disinteresse che il sig. Bernini vicesindaco e sestrese ha dimostrato mi fanno pensare che chi raggiunge la poltrona si sente sopra agli altri e non uno tra gli altri.
Spero che la mia lettera trovi delle risposte concrete, non parole d’occasione, invito lei e gli altri membri del comune a non sperare che il tempo, facendo dimenticare i problemi, li risolva.
Quello che è successo a mio figlio, poteva capitare a chiunque passasse di là e potrebbe succedere di nuovo, se permanessero le attuali condizioni, cosa che sta avvenendo.
Grazie della pazienza nell’aver letto la mia lunga lettera, grazie di cuore, aspetto una risposta o meglio delle risposte.

Genova 27 luglio 2016
Franca Bolognini la mamma di Alessandro Fontana

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IL GOVERNO LA SMETTA DI FARE COMPROMESSI AL RIBASSO SULLA PELLE DI LAVORATORI E CITTADINI DI TARANTO

COMUNICATO STAMPA

ILVA – FORENZA (ALTRA EUROPA – GUE):«DECRETO PROROGA SITUAZIONE INSOSTENIBILE, IL GOVERNO LA SMETTA DI FARE COMPROMESSI AL RIBASSO SULLA PELLE DI LAVORATORI E CITTADINI DI TARANTO. CE LO CHIEDE L’EUROPA!»

«Il via definitivo oggi al Senato all’ennesimo decreto sull’Ilva – dichiara Eleonora Forenza, eurodeputata de L’Altra Europa con Tsipras – gruppo GUE/NGL – è una pessima notizia. Il decreto infatti non fa che prorogare una situazione insostenibile, che denunciamo da tempo e che abbiamo potuto ulteriormente constatare di persona pochi giorni fa insieme ad una delegazione della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo all’ILVA. Si rende legale ciò che è stato già ampiamente giudicato nocivo per i tarantini e il loro territorio. Gli interventi fatti fino ad ora sono drammaticamente insufficienti per una reale salvaguardia della salute di lavoratori e cittadinanza. Il governo Renzi legittima una situazione insostenibile dal punto di vista dell’ambiente e della salute».

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