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Posts Tagged ‘Comitato Verità e Giustizia per Genova’

LORENZO GUADAGNUCCI – 45mila euro di analfabetismo democratico

guadagnucciLORENZO GUADAGNUCCI – 45mila euro di analfabetismo democratico

Nell’epoca in cui tutto, ma proprio tutto, è mercato, succede che il governo italiano decida che 45 mila euro a testa siano il prezzo da pagare per limitare (poiché evitare non si può) una bruttissima figura politica sullo scenario internazionale. La materia è fra le più spiacevoli, giacché si parla di tortura e dell’incapacità dello stato italiano di garantire il rispetto dei diritti fondamentali e un equo corso della giustizia quando questi siano stati violati. Ossia ciò che sta scritto nella sentenza del 7 aprile 2015 dalla Corte europea per i diritti umani sul caso Cestaro vs Italia in merito alla violenta “perquisizione” della scuola Diaz nel luglio 2001. Un altro centinaio di ricorsi analoghi a quello di Cestaro – per la Diaz e per le torture nella caserma-carcere di Bolzaneto – pendono ancora a Strasburgo e il governo italiano ha mobilitato l’Avvocatura dello stato per convincere i ricorrenti a ritirare le proprie istanze. Non è bello – devono aver pensato a Roma – subire una pioggia di condanne così sgradevoli, occorre provvedere. Almeno limitiamone il numero.
Gli accordi raggiunti, una trentina, riguardano solo una parte dei ricorsi: molti dei malcapitati passati fra Diaz e Bolzaneto, a 15 anni dai fatti e a sentenza-Cestaro ottenuta, preferiscono accettare l’obolo e chiudere i conti con lo Stato; ma ce ne sono molti altri (io fra questi) che mettono al primo posto la questione di principio, anzi di giustizia.
Il punto è che l’attivismo dell’Avvocatura dello stato è l’altra faccia dell’ignavia di parlamento e governo. Un’ignavia che corrisponde a una precisa scelta politica: farsi beffe della sentenza della Corte di Strasburgo. La quale, è bene ricordarlo, ha stabilito che il cittadino Cestaro non ha ottenuto giustizia, nonostante le condanne inflitte a 25 funzionari e dirigenti. Non c’è stata giustizia perché prescrizione e indulto hanno quasi cancellato le pene; perché gli autori materiali dei pestaggi non sono mai stati identificati; perché la polizia di stato ha ostacolato il corso della giustizia.
La Corte, nel condannare l’Italia, ha dato anche precise indicazioni d’intervento, al fine di rimediare alla sua “strutturale incapacità” di garantire il rispetto dei diritti fondamentali: sottoporre a procedimenti disciplinari (con sospensioni e rimozioni) i poliziotti condannati; approvare una legge sulla tortura; obbligare gli agenti a portare codici identificativi sulle divise.
Governo a parlamento, da aprile a oggi, si sono presi gioco della Corte. Il premier Renzi aveva sbrigativamente indicato, come risposta a Strasburgo, l’approvazione di una legge sulla tortura, dimenticando tutto il resto. Ma nemmeno questa rispostina è arrivata a compimento, perché il parlamento è tenuto in scacco dal “partito della polizia”, un coacervo di soggetti e di interessi che comprende i vertici dell’apparato, gran parte dei sindacati di settore e i numerosi sponsor politici delle forze dell’ordine.
La Camera, nell’aprile scorso, approvò in fretta e furia, sull’onda dello scandalo suscitato dalla sentenza Cestaro, un testo di legge minimalista e arretrato (la tortura come reato generico e non specifico del pubblico ufficiale, la prescrizione ancora possibile), cercando di non scontentare troppo le nostre forze dell’ordine, da sempre contrarie all’introduzione del crimine nell’ordinamento. Ma anche quel testo era troppo e così abbiamo assistito nell’estate scorsa a un’autentica sollevazione del “partito della polizia”, con mobilitazioni di piazza dei sindacati e infuocati interventi in parlamento dei capi di polizia, carabinieri e finanza, ascoltati nella commissione del senato chiamata a esaminare il testo uscito da Montecitorio. In quale altro paese potrebbe avvenire qualcosa di simile?
Alla fine è stato approvato un testo surreale e imbarazzante: un caso raro di legge sulla tortura, ma non contro la tortura, visto che l’incriminazione scatterebbe solo in caso di violenze reiterate, ammettendo quindi come leciti atti di tortura singola. Un testo assurdo, che il presidente della repubblica non potrebbe firmare. In aggiunta, altro gesto beffardo, il ministro Alfano ha inventato una “soluzione” per i codici identificativi: l’Italia potrebbe introdurli, ma solo per identificare i reparti, non i singoli. Sembra uno scherzo ma è un drammatico indicatore dello stato di salute della cultura democratica nel nostro paese. Tanto per fare un esempio non casuale, nell’inchiesta Diaz i pm conoscevano i reparti impiegati nell’operazione – senza bisogno dei codici di Alfano – ma non sono riusciti a identificare i singoli autori delle violenze, perciò gli abusi alla scuola Diaz sono rimasti in gran parte impuniti, portando l’Italia alla condanna alla Corte di Strasburgo.
In sintesi, stiamo assistendo a una penosa vicenda politica, nella quale il nostro governo, anziché rispettare le prescrizioni della Corte europea, tenta di ridurre l’impatto delle sue annunciate sentenze: meno sono, meglio è. I 45 mila euro offerti alle vittime di Genova G8 sono il prezzo da pagare all’analfabetismo democratico della politica italiana.
L’obiettivo è minimizzare la figuraccia; la sostanza non conta. Chissenefrega se abbiamo regole inadeguate; se abbiamo forze di polizia insofferenti alle regole correnti nelle altre democrazie europee; se decine di persone, umiliate oltre ogni misura nel luglio 2001 alla Diaz e a Bolzaneto, sono costrette a rivolgersi a Strasburgo per tentare di spingere il vile parlamento del proprio paese ad assumersi le responsabilità che gli spettano.

Lorenzo Guadagnucci, da altreconomia.it
(12 gennaio 2016)

Comitato Verità e Giustizia per Genova su sentenza Strasburgo contro l’Italia (luglio 2001)

veritagiustiziaLa sentenza della Corte di Strasburgo è uno schiaffo alle istituzioni italiane, che dopo 14 anni di risposte inadeguate e inaccettabili sono chiamate a reagire secondo una logica democratica e civile.
Non basta dire “ora una legge sulla tortura”.
Serve una buona legge sulla tortura, diversa da quella attualmente in discussione in parlamento: una legge che qualifichi la tortura come reato specifico del pubblico ufficiale, che escluda la prescrizione e preveda un fondo per le vittime.
La formulazione attuale sarebbe una beffa, una non-risposta alle indicazioni della Corte di Strasburgo.
E non c’è alcun motivo che giustifichi il rifiuto di introdurre l’obbligo per gli agenti in servizio di ordine pubblico di indossare un codice di riconoscimento sulle divise.
Ma sullo sfondo c’è un impegno più grande, addirittura urgente, visto le carenze strutturali evidenziate dalla Corte di Strasburgo: una nuova, seria riforma democratica delle forze di sicurezza.

Comitato verità e Giustizia per Genova

Diaz, la Corte dei diritti di Strasburgo condanna l’Italia per tortura

g82001Sentenza della Corte di giustizia europea sui fatti di Genova

Genova. Quanto avvenuto nella scuola Diaz durante il G8 del luglio 2001 è stato definito innumerevoli volte “macelleria messicana”, ma ora la Corte Europea dei diritti umani ha stabilito che “deve essere qualificato come tortura” e ha condannato l’Italia non solo per quanto fatto ad uno dei manifestanti, ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. La condanna è arrivata sulla base del ricorso presentato a Strasburgo da Arnaldo Cestaro, una delle vittime della perquisizione alla scuola Diaz, che all’epoca dei fatti aveva 62 anni, e afferma che quella notte fu brutalmente picchiato dalle forze dell’ordine tanto da dover essere operato, e da subire ancora oggi ripercussioni per alcune delle percosse subite….leggi tutto

Diaz, il pg Zucca dopo la condanna dell’Italia: “Sentenza scontata, non scontato silenzio del Governo”
Il procuratore che sostenne l’accusa in primo e secondo grado: “Quando parlavamo di tortura nei processi ci davano dei pazzi” leggi articolo

G8, Corte Strasburgo: “La polizia italiana si è rifiutata di collaborare”
Duro monito allo Stato italiano nella sentenza della Corte Europea
leggi articolo

Addio del Comitato

veritagiustiziaAddio del Comitato

Il 20 luglio del 2002 nasceva il Comitato Verità e Giustizia per Genova. Un anno dopo i fatti di Genova, alcune delle vittime, testimoni e parenti, diedero vita al Comitato.

Uno degli scopi principali è stato quello di raccogliere fondi per il sostegno alla segreteria legale che per molti anni è stata da supporto a tutti i processi, sia quelli riguardanti i fatti di strada, sia quelli riguardanti le violenze e le torture perpetrate alla Scuola Diaz, alla Caserma di Bolzaneto, sia quelli riguardanti i processi contro i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio.

Il comitato ha indetto e partecipato a centinaia di incontri, presidi davanti al Tribunale di Genova, emesso comunicati stampa, fatto tutto quello che è stato possibile, considerato il grande silenzio dei media, il silenzio assenso della maggior parte dei parlamentari, ministri, organi istituzionali, perché quei giorni non fossero dimenticati, perché verità e giustizia emergessero.

Nel frattempo si sono svolti i principali processi conclusi con sentenze della Cassazione. Abbiamo avuto le clamorose condanne di decine di agenti, funzionari e alti dirigenti per i fatti della Diaz e di Bolzaneto: un grande risultato oscurato, ahimè, dalla prescrizione. Tutti i cittadini hanno potuto sapere che in Italia si pratica con disinvolta ferocia la tortura, e molti episodi successivi al G8 di Genova hanno mostrato quanto fossimo nel giusto quando invocavamo la sospensione di tutti gli indagati e un ricambio immediato e solenne ai vertici delle forze dell’ordine, che hanno brillato in questi anni per la loro azione di copertura dei responsabili e di minimizzazione di quanto avvenuto. La maggior parte dei condannati non farà nemmeno un giorno di carcere, molti sono ancora al loro posto, nonostante le condanne.

In carcere rimangono solo alcuni manifestanti, condannati per un reato, quello di devastazione e saccheggio, che è stato utilizzato solo nel dopoguerra. Sono condanne abnormi e profondamente ingiuste. Condanne che rendono amare queste giornate.

Restano aperti i ricorsi alla Commissione Europea dei Diritti Umani per i fatti della Diaz e Bolzaneto e le cause civili. Leggi tutto…

Fra diritti globali e attacco al dissenso

g8Comunicato stampa del convegno.
FRA DIRITTI GLOBALI E ATTACCO AL DISSENSO

Nell’Europa avvitata in una recessione economica che viene affrontata con una fede cieca nelle virtù salvifiche del mercato e della deregulation, si comprimono i diritti dei lavoratori e dei cittadini.
E quando montano le proteste, com’è accaduto di recente in Grecia, Turchia, Svezia, Brasile, ecco che scatta la reazione forte, spesso sproporzionata delle forze di polizia.
Stiamo attraversando una fase delicata di trasformazione: l’attacco ai diritti e a chi esprime dissenso è sempre più forte, d’altronde una via d’uscita democratica e credibile alla recessione globale va cercato lungo percorsi nuovi, fuori dal recinto ideologico del neoliberismo.
Le riflessioni condotte in questi anni, da Genova G8 in poi, possono aiutarci a comprendere le opzioni che abbiamo di fronte.
Ne parliamo in occasione dell’anniversario del G8 del 2001, il 20 luglio a Genova, nella sala Sant’Agostino in piazza Sarzano (ore 10,45), in un incontro intitolato “Fra diritti globali e attacco al dissenso. Appunti sulla democrazia reale in Italia, in Europa, nel mondo”. Partecipano: Vittorio Agnoletto, ex portavoce Genoa social forum; Enrica Bartesaghi, presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova; Italo Di Sabato, Osservatorio repressione; Haidi Giuliani, Comitato Piazza Carlo Giuliani; Turi Palidda, Università di Genova; Sergio Segio, curatore del “Rapporto sui diritti globali 2013” (Ediesse). Coordina Antonio Bruno.

Comitato Verità e Giustizia per Genova
www.veritagiustizia.it 

Programma Genova 19-20-21 Luglio

g8Genova, 19-20-21 Luglio 2013

Venerdì 19 dalle ore 11.30 Conferenza stampa presso la sede del Comitato, via Monticelli 25 r
Presentazione di:
Programma delle due giornate
Campagna dell’Osservatorio repressione per l’amnistia sociale e censimento delle denunce penali a carico dei movimenti.
Libro “Non si archivia un omicidio” di Giuliano Giuliani.

Sabato 20 dalle ore 10,45 presso la Sala della GIUNTA NUOVA, via Garibaldi 9 il Comitato Verità e Giustizia per Genova organizza un incontro pubblico:
“Fra diritti globali e attacco al dissenso. Appunti sulla democrazia reale in Italia, in
Europa, nel mondo”
Partecipano:
Vittorio Agnoletto, ex portavoce Genoa social forum, Enrica Bartesaghi, presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova, Italo Di Sabato, Osservatorio repressione, Haidi Giuliani, Comitato Piazza Carlo Giuliani, Turi Palidda, Università di Genova, Sergio Segio, curatore del “Rapporto sui diritti globali 2013” (Ediesse).
Coordina Antonio Bruno.

dalle ore 14 in piazza Alimonda PernondimentiCARLO
con le parole di Teresa Mattei, la partigiana Chicchi, e don Andrea Gallo e la musica di Malasuerte Fi*Sud, Contratto Sociale Gnu-Folk, Renato Franchi e l’Orchestrina del Suonatore Jones, LRB Genova, Luca Lanzi, Alessio Lega, Marco
Rovelli, Jacopo, Marika&Pierugo Leggi tutto…

BOLZANETO, il lager dimenticato

g82001BOLZANETO, il lager dimenticato

Nei giorni scorsi si sono tenute a Roma le udienze in Corte di Cassazione per l’atto finale dei fatti accaduti nella Caserma di Genova Bolzaneto a luglio del 2001 in occasione del G8.
La sentenza è stata posticipata al 14 giugno.
Per chi se ne fosse dimenticato, stiamo parlando di oltre 250 parti offese e di 44 condannati (molti dei quali già prescritti), tra poliziotti, carabinieri, medici ed infermieri, guardie penitenziarie. Per chi se ne fosse dimenticato parliamo di torture che i detenuti, fermati, molti dei quali provenienti dalla “macelleria messicana” della scuola Diaz, altri rastrellati nelle strade e negli ospedali, hanno dovuto subire.
Non possiamo in realtà parlare di tortura in Italia perché il nostro codice penale non prevede tale reato, nonostante i numerosi impegni sottoscritti in ambito internazionale in tal senso. Decine di governi di centro, destra e sinistra si sono succeduti in questi anni, mai nessuno che avesse avuto il tempo o l’opportunità di introdurre questo reato. Perché la tortura riguarda altri paesi, lontani, mai il nostro. Leggi tutto…

Gratteri condannato del G8 ora è volontario antiusura

g8Gratteri condannato del G8 ora è volontario antiusura.

Siamo davvero contenti che Francesco Gratteri si stia impegnando come volontario allo sportello della fondazione antiusura anche se non ci sentiremmo davvero onorati della sua presenza, come dichiarato da Tano Grasso, visti i precedenti e le condanne. Ora chiediamo che Francesco Gratteri, insieme a Gilberto Caldarozzi e agli altri condannati in via definitiva, scontino il resto della pena in carcere. Noi siamo contrari al carcere convinti che non sia una soluzione per nessuno ma, visto che Gratteri, Caldarozzi e tutti gli altri condannati per la Diaz hanno fatto di tutto perchè in carcere, con falsi verbali e costruendo false prove, ci finissero i 93 manifestanti ingiustamente arrestati e massacrati alla Diaz, accusandoli di devastazione e saccheggio, pene previste dai 10 ai 15 anni, ci sembra davvero poco un anno di galera. Ci passano molto più tempo gli stranieri e gli emarginati che non hanno massacrato nessuno, non hanno costruito prove false, non sono pubblici ufficiali, sono solo gli ultimi, degli ultimi. Forse un anno di galera potrà servire a questi super poliziotti per capire cosa significa il carcere.
Si stanno facendo diventare vittime i carnefici di questa brutta pagina della nostra democrazia e ci si dimentica di chi ha subito sulla propria pelle l’orrore della perquisizione alla Scuola Diaz, le ingiuste accuse, le umiliazioni, le violenze.

Comitato Verità e giustizia per Genova
www.veritagiustizia.it
Enrica Bartesaghi
Lorenzo Guadagnucci

Caro Ingroia, la verità è rivoluzionaria

rivoluzionecivCaro Ingroia,

l’attesa e la speranza che sta suscitando il suo progetto politico ci spinge a prendere parola e a scriverle questa lettera pubblica. Crediamo, infatti, che una vera “rivoluzione civile” non può prescindere dalle istanze e dalle proposte nate dalla società civile e dai movimenti degli ultimi dieci anni. E ci rivolgiamo a lei proprio nella sua veste di candidato alla presidenza del consiglio alle prossime elezioni. Non le nascondiamo che negli ultimi giorni, accanto a simpatia e speranza per il nuovo soggetto politico, ha trovato posto la delusione, per l’assenza di molte questioni dai punti prioritari fin qui affrontati da “Rivoluzione Civile”. Assenza che si può spiegare solo parzialmente con la velocità impressa agli eventi, dalla crisi di governo in poi, e la conseguente e forzata fretta di queste ore. Noi speravamo che il nuovo soggetto politico della sinistra, grazie alla sua novità ed autonomia, potesse permettersi uno slancio diverso e maggiore coraggio. Leggi tutto…

Processo Diaz-Colucci, che vergogna

veritagiustiziaCOMITATO VERITA’ E GIUSTIZIA PER GENOVA
comunicato stampa
GLI INQUINATORI
La condanna per falsa testimonianza dell’ex questore di Genova Francesco Colucci dimostra che il processo Diaz è stato inquinato oltremisura da uomini e apparati istituzionali, com’è peraltro emerso durante il processo principale e come si evince dalle intercettazioni telefoniche acquisite dai pubblici ministeri. Da cittadini, prima ancora che come parti in causa in questo e negli altri processi seguiti al G8 di Genova, proviamo un profondo senso di vergogna per il degrado istituzionale messo a nudo nei tribunali.
Solo un drastico intervento di riforma democratica degli apparati di sicurezza e un radicale ricambio ai vertici (attuato solo in parte dalla magistratura con il processo Diaz), potranno restituire alle forze di polizia la credibilità perduta. Visto l’esito inequivocabile dei vari processi seguiti al G8 del 2001, ci pare sempre più insostenibile la presenza nell’attuale governo del capo della polizia di allora.
10 dicembre 2012