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Posts Tagged ‘G8 2001’

Era un giorno qualsiasi

Sant’Anna di Stazzema, la strage del ’44 e la ricerca della verità. Una storia lunga tre generazioni.

Venerdì 7 ottobre 2016 ore 17.00
Genova, Biblioteca Berio (Sala Chierici),  via del Seminario 16

La violenza e la giustizia
La mattina del 12 agosto 1944, una scelta istintiva segna il destino di un ragazzo. Alberto si salva solo per caso dall’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, in cui vengono uccise sua madre Elena e altre 400 persone.
Una testimonianza inedita, in cui Lorenzo Guadagnucci – figlio di Alberto – ricostruisce le vicende drammatiche e appassionanti della propria famiglia. Una vicenda che si intreccia con
la sua esperienza al G8 di Genova del 2001, con le torture nella scuola Diaz, e dove Sant’Anna diventa un simbolo e un punto di partenza “per un pensiero nuovo, una cultura diversa”

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LORENZO GUADAGNUCCI – 45mila euro di analfabetismo democratico

guadagnucciLORENZO GUADAGNUCCI – 45mila euro di analfabetismo democratico

Nell’epoca in cui tutto, ma proprio tutto, è mercato, succede che il governo italiano decida che 45 mila euro a testa siano il prezzo da pagare per limitare (poiché evitare non si può) una bruttissima figura politica sullo scenario internazionale. La materia è fra le più spiacevoli, giacché si parla di tortura e dell’incapacità dello stato italiano di garantire il rispetto dei diritti fondamentali e un equo corso della giustizia quando questi siano stati violati. Ossia ciò che sta scritto nella sentenza del 7 aprile 2015 dalla Corte europea per i diritti umani sul caso Cestaro vs Italia in merito alla violenta “perquisizione” della scuola Diaz nel luglio 2001. Un altro centinaio di ricorsi analoghi a quello di Cestaro – per la Diaz e per le torture nella caserma-carcere di Bolzaneto – pendono ancora a Strasburgo e il governo italiano ha mobilitato l’Avvocatura dello stato per convincere i ricorrenti a ritirare le proprie istanze. Non è bello – devono aver pensato a Roma – subire una pioggia di condanne così sgradevoli, occorre provvedere. Almeno limitiamone il numero.
Gli accordi raggiunti, una trentina, riguardano solo una parte dei ricorsi: molti dei malcapitati passati fra Diaz e Bolzaneto, a 15 anni dai fatti e a sentenza-Cestaro ottenuta, preferiscono accettare l’obolo e chiudere i conti con lo Stato; ma ce ne sono molti altri (io fra questi) che mettono al primo posto la questione di principio, anzi di giustizia.
Il punto è che l’attivismo dell’Avvocatura dello stato è l’altra faccia dell’ignavia di parlamento e governo. Un’ignavia che corrisponde a una precisa scelta politica: farsi beffe della sentenza della Corte di Strasburgo. La quale, è bene ricordarlo, ha stabilito che il cittadino Cestaro non ha ottenuto giustizia, nonostante le condanne inflitte a 25 funzionari e dirigenti. Non c’è stata giustizia perché prescrizione e indulto hanno quasi cancellato le pene; perché gli autori materiali dei pestaggi non sono mai stati identificati; perché la polizia di stato ha ostacolato il corso della giustizia.
La Corte, nel condannare l’Italia, ha dato anche precise indicazioni d’intervento, al fine di rimediare alla sua “strutturale incapacità” di garantire il rispetto dei diritti fondamentali: sottoporre a procedimenti disciplinari (con sospensioni e rimozioni) i poliziotti condannati; approvare una legge sulla tortura; obbligare gli agenti a portare codici identificativi sulle divise.
Governo a parlamento, da aprile a oggi, si sono presi gioco della Corte. Il premier Renzi aveva sbrigativamente indicato, come risposta a Strasburgo, l’approvazione di una legge sulla tortura, dimenticando tutto il resto. Ma nemmeno questa rispostina è arrivata a compimento, perché il parlamento è tenuto in scacco dal “partito della polizia”, un coacervo di soggetti e di interessi che comprende i vertici dell’apparato, gran parte dei sindacati di settore e i numerosi sponsor politici delle forze dell’ordine.
La Camera, nell’aprile scorso, approvò in fretta e furia, sull’onda dello scandalo suscitato dalla sentenza Cestaro, un testo di legge minimalista e arretrato (la tortura come reato generico e non specifico del pubblico ufficiale, la prescrizione ancora possibile), cercando di non scontentare troppo le nostre forze dell’ordine, da sempre contrarie all’introduzione del crimine nell’ordinamento. Ma anche quel testo era troppo e così abbiamo assistito nell’estate scorsa a un’autentica sollevazione del “partito della polizia”, con mobilitazioni di piazza dei sindacati e infuocati interventi in parlamento dei capi di polizia, carabinieri e finanza, ascoltati nella commissione del senato chiamata a esaminare il testo uscito da Montecitorio. In quale altro paese potrebbe avvenire qualcosa di simile?
Alla fine è stato approvato un testo surreale e imbarazzante: un caso raro di legge sulla tortura, ma non contro la tortura, visto che l’incriminazione scatterebbe solo in caso di violenze reiterate, ammettendo quindi come leciti atti di tortura singola. Un testo assurdo, che il presidente della repubblica non potrebbe firmare. In aggiunta, altro gesto beffardo, il ministro Alfano ha inventato una “soluzione” per i codici identificativi: l’Italia potrebbe introdurli, ma solo per identificare i reparti, non i singoli. Sembra uno scherzo ma è un drammatico indicatore dello stato di salute della cultura democratica nel nostro paese. Tanto per fare un esempio non casuale, nell’inchiesta Diaz i pm conoscevano i reparti impiegati nell’operazione – senza bisogno dei codici di Alfano – ma non sono riusciti a identificare i singoli autori delle violenze, perciò gli abusi alla scuola Diaz sono rimasti in gran parte impuniti, portando l’Italia alla condanna alla Corte di Strasburgo.
In sintesi, stiamo assistendo a una penosa vicenda politica, nella quale il nostro governo, anziché rispettare le prescrizioni della Corte europea, tenta di ridurre l’impatto delle sue annunciate sentenze: meno sono, meglio è. I 45 mila euro offerti alle vittime di Genova G8 sono il prezzo da pagare all’analfabetismo democratico della politica italiana.
L’obiettivo è minimizzare la figuraccia; la sostanza non conta. Chissenefrega se abbiamo regole inadeguate; se abbiamo forze di polizia insofferenti alle regole correnti nelle altre democrazie europee; se decine di persone, umiliate oltre ogni misura nel luglio 2001 alla Diaz e a Bolzaneto, sono costrette a rivolgersi a Strasburgo per tentare di spingere il vile parlamento del proprio paese ad assumersi le responsabilità che gli spettano.

Lorenzo Guadagnucci, da altreconomia.it
(12 gennaio 2016)

Doria si esprima contro il disegno di legge illiberale del governo Renzi

g8Il Governo sta coinvolgendo i sindaci delle città metropolitane nell’ennesimo disegno di legge per la sicurezza. Si prevede l’impunita’ per le forze dell’ordine, a cui si impone un codice di identificazione del reparto di appartenenza e non un riconoscimento certo dell’operatore di sicurezza che interviene, mentre, invece, si prevede il carcere ai manifestanti che rendono difficoltoso il riconoscimento tramite caschi o altro.
Chiedo al Sindaco di Genova Marco Doria di esprimere un forte parere contrario a questo disegno di legge che perpetua la repressione contro i movimenti di lotta e mantiene l’impunita’ agli operatori di sicurezza che si rendessero protagonisti di violenze come nel luglio 2001 a Genova.

Antonio Bruno

Da Genova 2001 ad Atene 2015

g82001Da Genova 2001 ad Atene 2015
Movimenti. Tsipras fu tra i primi a sperimentare la brutalità della nostra polizia. Ora Syriza ha il genoma dei Social Forum

Si torna a Genova, a 14 anni dal G8, e si pensa alla Gre­cia, luogo sim­bolo del col­lasso di un sistema che aggre­di­sce con fero­cia chi lo con­te­sta e lo punge nei suoi punti più deli­cati, il defi­cit di demo­cra­zia e la sot­to­mis­sione alle prio­rità della finanza spe­cu­la­tiva internazionale.
C’è un filo che lega Genova 2001 con Atene 2015: quanto avve­nuto in Gre­cia è una per­fetta rap­pre­sen­ta­zione dei peg­giori sce­nari ana­liz­zati e denun­ciati dal movi­mento dei movi­menti nei Forum di Porto Ale­gre e durante le gior­nate del G8.
Ale­xis Tsi­pras e il governo di Syriza stanno spe­ri­men­tando sulla pro­pria pelle, non sol­tanto la pre­po­tenza del governo Mer­kel e la mio­pia della Com­mis­sione euro­pea, quanto il domi­nio della finanza spe­cu­la­tiva, che non risponde delle pro­prie azioni ad alcuno stato e, anzi, sot­to­mette ai pro­pri inte­ressi i governi nazio­nali, spesso costruiti a pro­pria imma­gine e somi­glianza, come abbiamo spe­ri­men­tato anche in Ita­lia.
Oggi, rispetto al 2001, dob­biamo aggior­nare le cifre di que­sto domi­nio e dire — con i dati del Cre­dit Suisse — che l’8,7 per cento (non più il 10 per cento) della popo­la­zione mon­diale con­trolla l’82 per cento delle ric­chezze del pia­neta; e più pre­ci­sa­mente che quell’8,7 per cento di popo­la­zione esprime il potere di qual­che cen­ti­naio di fondi finan­ziari e di mul­ti­na­zio­nali che con­trol­lano il ciclo vitale dell’umanità. Leggi tutto…

L’ipocrisia di Matteo Renzi nella Genova ferita del G8

antonioterzovalicoMatteo Renzi, ricordando che nel luglio 2001, a differenza di tanti capi scout, aveva deciso di non partecipare alla richiesta di Un Altro Mondo Possibile, ha l’ardore di venire a Genova a difendere l’allora capo della polizia Giuseppe De Gennaro, sotto la cui guida sono stati perpetrati le piu’ gravi violazioni dei diritti umani in un paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Che sia riuscito indenne dai processi e’ veramente scarsamente significativo. Matteo Renzi dica se condivide la gestione dell’ordine pubblico sotto la guida di De Gennaro del luglio 2001. E’ questo che conta. Tutto il resto e’ bieca propaganda e atteggiamento servile.

“Se vogliamo andare a vedere di chi erano le responsabilita’, credo che non sia stata fatta chiarezza
fino fondo e certo che ci sto a fare una discussione vera su quello che accadde”, ha osservato Renzi ricordando che all’epoca del G8 era capo scout. “Ho visto, ho letto e ho sentito i resoconti di ragazzi che sono stati picchiati e sono ragazzi che quelle botte se le porteranno dietro per sempre. Sono stati picchiati a mani ferme, erano in un angolo in una scuola, da questo punto di vista e’ folle cio’ che e’ accaduto. Da cittadino ho sentito un mio compaesano che era un carabiniere che ha
praticamente perduto un’occhio semplicemente perche’ stava con i suoi ragazzi del battaglione”, ha osservato il premier. “Non trovo sia un’idea convincente, dopo aver visto tutto questo risolvere tutto trovando un capro espiatorio”. “Se da premier mi chiede del presidente di Finmeccanica – ha detto Renzi rivolto al suo intervistatore – io le dico che il presidente di Finmeccanica ha tutti i titoli e le qualita’ per governare l’azienda. Se mi chiede del ruolo del presidente di Finmeccanica allora quando era capo della polizia e’ stato assolto da ogni tipo di processo e da questo punto di vista immaginare il capo della polizia come capro espiatorio di cio’ che e’ accaduto e’ inaccettabile”.(ANSA).

Antonio Bruno

Comitato Verità e Giustizia per Genova su sentenza Strasburgo contro l’Italia (luglio 2001)

veritagiustiziaLa sentenza della Corte di Strasburgo è uno schiaffo alle istituzioni italiane, che dopo 14 anni di risposte inadeguate e inaccettabili sono chiamate a reagire secondo una logica democratica e civile.
Non basta dire “ora una legge sulla tortura”.
Serve una buona legge sulla tortura, diversa da quella attualmente in discussione in parlamento: una legge che qualifichi la tortura come reato specifico del pubblico ufficiale, che escluda la prescrizione e preveda un fondo per le vittime.
La formulazione attuale sarebbe una beffa, una non-risposta alle indicazioni della Corte di Strasburgo.
E non c’è alcun motivo che giustifichi il rifiuto di introdurre l’obbligo per gli agenti in servizio di ordine pubblico di indossare un codice di riconoscimento sulle divise.
Ma sullo sfondo c’è un impegno più grande, addirittura urgente, visto le carenze strutturali evidenziate dalla Corte di Strasburgo: una nuova, seria riforma democratica delle forze di sicurezza.

Comitato verità e Giustizia per Genova

Commento alla sentenza di Strasburgo contro l’Italia torturatrice

antonioterzovalicoMolti anni or sono venni contattato dai famigliari delle vittime dell’irruzione nella scuola Diaz e delle torture nella caserma di Bolzaneto (luglio 2001) perché, come genovese, potessi dare una mano logistica al Comitato Verita’ e Giustizia per Genova.
E’ stata un’esperienza preziosa per me: ho incontrato persone splendide, solari, che all’inizio non potevano credere quello che lentamente hanno scoperto e poi si sono impegnate ostinatamente perché non calasse l’oblio su quei giorni, e soprattutto perché non succedessero piu’ quei fatti.
In quella gravita’ i fatti non si sono piu’ ripetuti, ma l’impunita’ di appartenenti alle forze dell’ordine responsabili di gravissimi atti non e’ cessata (Cucchi, Uva, Aldrovandi solo per fare alcuni esempi).
Siamo invecchiati (o maturati) chiedendo verita’.
Tenendo accesa la fiammella della memoria e raccogliendo fondi per sostenere le spese processuali.
E con la sentenza della Corte di Strasburgo l’abbiamo avuto.
Non abbiamo avuto la Giustizia: a fronte di pesantissimi pene verso manifestanti accusati di aver sfasciato cose, nessun responsabile e’ stato sospeso, molti promossi.
Lo Stato non ha riconosciuto le sue colpe e non ha chiesto scusa alle vittime.
Non e’ stato iniziato nessun processo di riconciliazione, come ad esempio e’ accaduto in Sudafrica dopo l’apartheid
Come ha ricordato il pm dell’epoca Zucca “La Corte ha ricordato i punti critici che abbiamo calpestato con il nostro sistema e che sono quelli che per fatti di questo genere non è ammessa la prescrizione e noi l’abbiamo ammessa, non sono ammissibili condoni o grazia e noi abbiamo avuto l’indulto. La corte poi ci ha ricordato che i funzionari che sono semplicemente mandati a giudizio devono essere sospesi, e nessuno è stato sospeso, e devono essere destituiti e nessuno è stato destituito”.

antonio bruno
capogruppo Fds Consiglio Comunale Genova

Diaz, la Corte dei diritti di Strasburgo condanna l’Italia per tortura

g82001Sentenza della Corte di giustizia europea sui fatti di Genova

Genova. Quanto avvenuto nella scuola Diaz durante il G8 del luglio 2001 è stato definito innumerevoli volte “macelleria messicana”, ma ora la Corte Europea dei diritti umani ha stabilito che “deve essere qualificato come tortura” e ha condannato l’Italia non solo per quanto fatto ad uno dei manifestanti, ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. La condanna è arrivata sulla base del ricorso presentato a Strasburgo da Arnaldo Cestaro, una delle vittime della perquisizione alla scuola Diaz, che all’epoca dei fatti aveva 62 anni, e afferma che quella notte fu brutalmente picchiato dalle forze dell’ordine tanto da dover essere operato, e da subire ancora oggi ripercussioni per alcune delle percosse subite….leggi tutto

Diaz, il pg Zucca dopo la condanna dell’Italia: “Sentenza scontata, non scontato silenzio del Governo”
Il procuratore che sostenne l’accusa in primo e secondo grado: “Quando parlavamo di tortura nei processi ci davano dei pazzi” leggi articolo

G8, Corte Strasburgo: “La polizia italiana si è rifiutata di collaborare”
Duro monito allo Stato italiano nella sentenza della Corte Europea
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Nomina di De Gennaro: uno schiaffo a Genova democratica. Doria prenda posizione

g82001Apprendiamo con sconcerto che il Presidente di Finmeccanica Gianni De Gennaro è stato nominato Presidente della Fondazione Ansaldo.
L’attuale Presidente di Finmeccanica Gianni De Gennaro era il capo della Polizia che, sotto la sua guida, è stata protagonista della più grave violazione di diritti umani in Occidente dopo la Seconda Guerra Mondiale, con i massacri per le vie di Genova, l’uccisione di Carlo Giuliani, l’irruzione “cilena” alla scuola Diaz, le torture della caserma di Bolzaneto.
La fondazione Ansaldo è fondata da Finmeccanica spa, Comune di Genova, Provincia di Genova e Regione Liguria, ed è istituzione dedicata ai temi della cultura economica, d’impresa e del lavoro.
“Nel convincimento che progresso civile e sviluppo economico possano generare un rapporto sinergico capace di accrescere la competitività delle imprese e, insieme, la qualità della vita delle comunità, la Fondazione si colloca idealmente tra il mondo della cultura e il mondo dell’impresa; un ruolo che può essere assunto e sviluppato solo se fondato sulla partnership, sul consenso e sul coinvolgimento delle componenti sociali.”, così recita nel suo sito.
Di quale cultura sia portatore De Gennaro l’abbiamo potuto sperimentare a Genova nel 2001.
Forse la fondazione Ansaldo, modificando i suoi obiettivi, intende organizzare corsi su come si costruiscono prove false, sulle tecniche migliori per torturare e massacrare cittadini inermi ? Chiediamo l’immediata revoca di tale nomina che risulta un insulto per tutti coloro cha hanno a cuore la democrazia e la Costituzione italiana.
Chiediamo al Sindaco Marco Doria e al presidente della regione Claudio Burlando di entrare in sintonia con l’indignazione della Genova democratica e di far esprimere l’indignazione attraverso i loro rappresentanti nel consiglio di amministrazione della Fondazione, arrivando anche a valutare la autosospensione dal CdA stersso nel caso che de Gennaro rimanga al suo posto.

Vittorio Agnoletto, già portavoce del Genoa Social Forum nel luglio 2001
Antonio Bruno, capogruppo Federazione della Sinistra in consiglio comunale Genova

Dalla Diaz ai domiciliari: la lezione incompresa di Genova G8

lorenzoQualcuno l´ha definita ˝la retata di capodanno˝ e fa impressione scorrere l’elenco delle persone costrette agli arresti domiciliari: Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, rispettivamente capo dell’Anticrimine, dell’Ufficio analisi dei Servizi segreti e della Polizia postale del Piemonte… Si aggiungono agli altri condannati per la mattanza alla scuola Diaz che il Tribunale di sorveglianza ha reputato immeritovoli di passare in affidamento ai servizi sociali i pochi mesi di pena che devono ancora scontare, una volta sottratti dalle condanne i tre anni di abbuono previsti dall’indulto. E’ il penoso epilogo di una vicenda gravissima, che il nostro paese non e’ riuscito ad affrontare e superare in modo degno.
Finiscono ai domiciliari dirigenti altissimi della polizia di stato, mantenuti fino all’ultimo in carica da un potere politico superficiale e corresponsabile di una prepotenza istituzionale senza precedenti. Solo la Cassazione, con la sentenza definitiva del 5 luglio 2012, ha disposto la sospensione dei condannati dai pubblici uffici per 5 anni, senza pero’ riuscire a scuotere il Palazzo dal suo torpore, sinonimo in questo caso di complicita’ con un vertice di polizia incapace di riconoscere i propri gravi errori e di agire in modo da porvi rimedio. Leggi tutto…